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      «Per venti anni di eroismo e di sacrificio non vi č fiume di oblio. - I padri avevano suggellato la fede col sangue; ma, come il secondo Gracco, avevano cacciato una stilla di quel sangue verso il cielo esclamando: frutti il vendicatore. Quel sangue ardeva nelle vene de' figli, e la fede de' padri si affacciava raggiante, incoronata della palma del martirio, bella di speranze e di eterne promesse».
     
      Ricordate Dante nel conte Ugolino; - quando metto Dante dirimpetto a Mazzini, ciň vi dá segno della mia grande venerazione per quest'ultimo:
     
      E se le mie parole esser den semeChe frutti infamia al traditor ch'io rodo:
     
      sono versi stupendi per precisione di immagini. La stessa idea vuole esprimere Mazzini, e lo fa con quel non so che di esagerato e di superlativo. Non uno, ma tutt'i padri versano sangue, e di quel sangue prendono una stilla e la lanciano al cielo; - questo personificare i padri e la voce che grida: frutti il vendicatore, e poi di nuovo il sangue che arde, e la fede (altra personificazione) che si affaccia raggiante (Mazzini fa grande uso del raggiare) ecc., tutto ciň sarebbe troppo anche in una tragedia.
      Che cos'č la lingua di Mazzini? Scriveva in inglese ed in francese cosí bene come in italiano, quindi la sua lingua ha un po' della speditezza logica del francese ed č penetrata di elementi stranieri perché egli vagheggiava una lingua universale, ed č solenne come di chi insegna una veritá oratoria, come di chi vuol persuadere. Una lingua siffatta puň aprirsi la via in mezzo ad una gioventú intelligente ma non nel popolo, ed i suoi scritti, come alle colonne d'Ercole, si arrestano nelle universitá, non vanno oltre, mentre la lingua della scuola manzoniana si fa larga via nel popolo.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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