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      Quest'abitudine di non dire mai le cose direttamente, ma per simboli e per visioni è cosí radicata in Rossetti, che la vedete trasparire anche in quelle poesie piú spontanee che nella febbre della rivoluzione rivolse al popolo, anche in quel famoso inno di guerra, di cui sentivo dir tante lodi quando ero giovane.
      Nel 1831 accadde l'insurrezione dell'Italia centrale, nella quale si mescolarono, come sapete, i Bonaparte. Secondo Rossetti, il 1831 doveva essere l'anno predestinato per la caduta di tutti i troni, quindi dié fuori una poesia intitolata Il 1831. Ricordate la famosa poesia di Manzoni pel 1821, piena di pensieri delicati, la quale produce profonda impressione, perché si rivolge al cuore. Ma per Rossetti il 1831 diventa una personificazione che rivolge le sue parole agl'italiani. Vuol dire: dovete combattere lo straniero, - ed ecco come:
     
      L'iperborea nemica grifagnaChe due rostri ti figge nel seno,
      La cui fame non venne mai meno,
      Ma col pasto si rese maggior,
     
      Ti divora, ti lania, ti sbranaNé tu scuoti l'inerzia funesta?
      E non tronchi la gemina testaIn un moto di giusto furor?
     
      Lasciando stare le reminiscenze di Dante, l'Austria diventata simbolo non può produrre impressione su un popolo nello stato spontaneo ed ingenuo, che vuole immagini dirette, come le trovate nell'inno di Mercantini, che fa vibrare tante corde del cuore. Dopo, qui incontrate le ombre le quali si mescolano col sangue de' morti uscito dall'ampolla dell'ira di Dio, si aggruppano in vapori che si stringono in nembo il quale cova in grembo le folgori per le teste de' tiranni: - puri giochi di fantasia, i quali gettano il gelo sopra una poesia destinata a commuovere tutti gl'italiani.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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