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      Poiché in esse non v'è niente di originale, poiché son conseguenza d'una letteratura passata; queste erano necessariamente destinate all'obblio, che cominciò vivendo l'autore. E volendo rendere al nostro conterraneo, che menò vita tanto onorata nell'esilio, onorata per lavoro e costanza e per quel che soffrí amando l'Italia, volendo rendergli la vera testimonianza di stima che gli dobbiamo, possiamo dire: l'uomo in lui valeva meglio del poeta.
     
      [Roma, 8, 9 e 10 marzo 1874.]
     
     
     
      VII
     
      P. COLLETTA E G. BERCHET
     
      Settima lezione del prof. Francesco De Sanctis.
     
      La Nemesi del 21 fu, come abbiamo visto, Gabriele Rossetti, e ci fu una seconda Nemesi, una seconda vendetta letteraria, la storia di Pietro Colletta. Letterariamente parlando, troviamo un progresso. Colletta, esule da Napoli, ebbe asilo in Firenze, nella cittá dell'accademia della Crusca, ed ivi rimase in mezzo ad un puro ambiente classico, guidato ed aiutato, come si narra, da Pietro Giordani. Il progresso è che da una letteratura rettorica, musicale, fantastica, eco della decadenza italiana, tutta Tasso e Metastasio, passiamo giá a quella nuova letteratura classica di cui Gaetano Greco ed il marchese di Montrone davano i primi segni in Napoli, piú tardi seguiti dal marchese Puoti, la quale fioriva nell'Italia centrale specialmente per opera di Giordani, detto allora direttore del gusto pubblico, principe degli oratori e degli scrittori.
      Che cosa è questa storia? Certo a' suoi tempi dové produrre grande impressione, perché il gusto classico era sparso in Napoli, - dove, come vi dissi, il romanticismo giunse assai tardi ed assai debole, - e poi le passioni che avevanla ispirata trovavano eco ne' napoletani a' quali essa s'indirizzava.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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