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      Rossetti nelle sue prime poesie è napoletano, appena tocca il suolo di Londra, è italiano e vuole l'unitá.
      I Carbonari si limitavano a volere l'indipendenza, la Giovine Italia proclamò impossibile ogni movimento liberale se prima non si assicurava l'unitá, ed all'unitá subordinò l'acquisto della stessa libertá. E tutto questo non rimaneva soltanto nel campo delle idee, la Giovine Italia, confidando nella nuova generazione, ripudiava la vecchia e traduceva le idee nel campo de' fatti col principio: il pensiero è azione.
      E quale fu il progresso in letteratura? Fino al 21, c'erano stati i classici che non aveano materia viva innanzi ed imitavano forme antiche, ponevano una vernice del Trecento o del Cinquecento sopra soggetti frivoli, orazioni, cicalate accademiche. Pietro Giordani che fa tanti ritratti ed orazioni ed epigrafi, non è mai riscaldato da un soffio di vita. D'altra parte, la scuola romantica escludeva la politica, era scuola puramente letteraria. Dopo il 21, la letteratura italiana gittò via il mantello classico ed il romantico, e si costituí addirittura italiana, politica, patriottica. Se dicessi che avvenne questo fuori d'Italia, non ne avreste maraviglia, e comprendereste Berchet e Mazzini e i giornali della Giovine Italia; ma nella stessa Italia sorse quell'indirizzo, da cui uscirono il Niccolo de' Lapi di Massimo d'Azeglio, l'Assedio di Firenze di Guerrazzi: la letteratura, per via di allusioni cominciò a toccare di cose politiche: dopo il 21, essa aveva trovato la sua materia, uno scopo, i suoi mezzi, e, come la letteratura germanica, pigliò tinta e tendenza politica.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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