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      Di tante imprecazioni, e l'incessanteInutil salmeggiar di sacerdoti,
      Forman sí cupo e sí profondo un suono,
      Che il cor ti stringe, e negli alberghi errareParti di Pluto. Avidamente intanto
      L'allegro erede entro gli avari scrigniLa man pronta ravvolge, e l'oro infame
      Largo con Bacco e Citerea divide.
     
      È la poesia in versi sciolti di Parini, con gli stessi motivi. Ma le manca quella fine ironia pariniana che mette un velo allegro sopra i vizi e le miserie umane, le manca quel colorito oraziano, se cosí posso dire, per cui Parini nel descrivere le cose non ti presenta ciò che ti moverebbe ad indignazione, ma ciò che può farti sorridere. Qui si vede un giovane inesperto il quale, invece di usar la forma acuta, e nella sua tristezza, ridente, - in cui è la grandezza di Parini - obbedisce alla sua indignazione, frusta a destra e a sinistra, e, volendo imitare l'autore del Giorno, lo muta in Giovenale ed uccide l'ironia col sarcasmo. Si nota il progresso nella parte tecnica, i versi sono migliori qui che nelle traduzioni precedenti, ma non v'è una scintilla di poesia vera.
      Un'altra satira ha per titolo: Amore. Parini nel suo poemetto, parla di Venere celeste e di Venere terrestre: ciò che appena è accennato lí dentro, qui è sviluppato. L'autore presenta prima la donna sposa e madre egregia, poi tipi di donne dissolute che si oscurano sempre piú e giungono fino a Messalina, della quale non si può parlare che in latino. Parini avvolge in un velo cavalieri serventi ed adulteri; qui tutto è scoperto.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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