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      ... la queta mareaSi coverse di lunghi ululati.
     
      È tutto un complesso di circostanze, di quelle che piú possono imprimersi in un essere gentile, accompagnate da sentimenti che solo una donna può avere. È, lo ripeto, una gemma splendente in mezzo a cielo buio e ad atmosfera tempestosa.
      Non è di poca importanza vedere che sorta di metri sono usciti da questo contenuto tutto nuovo e cosí profondamente sentito. Sono vecchi metri italiani, e paiono giovani, formati apposta, sgorgati freschi proprio allora dalla immaginazione dell'artista. L'Italia non aveva letto ancora - anche dopo quelli di Manzoni - decasillabi come li troviamo nell'Esule di Parga. Sono forme vecchissime rinfrescate, perché questo movimento, questa melodia traducono qualcosa di vivo e di vero ch'è al di dentro.
      Il decasillabo è il verso italiano piú bello e perciò piú difficile. I versi nostri facilmente scendono alla prosa, e perciò basta soltanto mutare l'accento. Spesso, anche parlando, formiamo endecasillabi, settenari, ottonari, ecc. Un solo verso mantiene la sua melodia ed è il decasillabo, perché non è tale da potersi appoggiare sopra una sillaba sola come il
     
      Canto l'armi pietose e il capitano,
     
      il quale si ferma sulla sesta e pare prosa. Il decasillabo ha tre accenti, e li ha ad uguale distanza in guisa da formare quasi un rullo di tamburo. Sembrano tre trisillabi congiunti insieme che vanno a finire in una sillaba sola. Vedete dunque quanta melodia contenga e com'è difficile dissimularla. Quegli accenti egualmente lontani e accavallati, producono la concitazione, danno rapiditá al movimento.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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