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      I baci non erano più sulla bella manina, ma sulle rosee guancie animate dal fuoco d'amore. Essi erano troppo contenti, una sventura pareva imminente. E la sventura pur troppo amareggiò il loro amore. Emilio fu condotto da suo padre a Parigi per ivi continuare i suoi studi. L'ultimo convegno d'addio fu pieno di giuramenti d'un amore costante e fedele.
      Le lettere si succedettero senza alcuna interruzione nei primi sei mesi, ed erano ardenti come il loro cuore. Ma dopo questo tempo Emilio, corrotto dalle seduzioni della tremenda capitale, si sentì meno innamorato, le sue lettere diminuirono finchè cessarono del tutto. Egli attirato da alcuni suoi cattivi amici aveva dimenticata la sua gentile Aspasia per slanciarsi anima e corpo nei balli e nei festini.
      La povera amica dimenticata si struggeva come una candela; un malore inqualificabile s'impadronì di lei, e senza i conforti e i saggi consigli d'una sua amica sincera, sarebbe forz'anche morta di crepacuore. Ma convinta e fatta forte dalla rassegnazione, divenne ancora la bella donzella seducente di prima.
      E siccome le rose non appassiscono mai sullo stelo, trovò subito chi davvero l'amò d'un amore meno ardente e focoso ma più costante e reale. La giovanetta sulle prime non voleva aprire il suo cuore a nessuno, ma consigliata dall'amica sua lasciò che questo amore benefico cancellasse i dolorosi avanzi del primo così sfortunato.
      E ciò serva a dimostrare come il primo amore rare volte finisce col matrimonio essendo troppo ardente e focoso.


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Igiene dei piaceri secondo le età i temperamenti e le stagioni
di Auguste Debay
G. Gnocchi Editore Milano
1886 pagine 97

   





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