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      ), del Carpesium cernuum del visco, fornisce in fine di una gran copia di plumule viscosissime i frutti del Myzodendron punctulatum. Ora le sementi e i frutti succitati aderiscono per cosiffatti ingegni o al pelo dei mammiferi, o alle piume, alle zampe, al becco degli uccelli, e viaggiano con essi lungo tratto fino a tanto che sono qua e colà dispersi, in luoghi qualche volta distantissimi dal sito nativo.
      Questi inconsapevoli corrieri ed agenti della disseminazione dei vegetali, non ricevono alcuna mercede pel loro servizio. Ma non sempre ha luogo tale ingiustizia. Infatti il principio vitale provvede a che i semi di numerose piante stiano annidiati in una polpa zuccherina e comestibile, la quale viene dai quadrupedi, dagli uccelli, dagli uomini stessi mangiata e digerita: non però i semi, i quali, opportunamente protetti dall’azione dei succhi gastrici mediante un inviluppo testaceo indigeribile, viaggiano nello stomaco degli animali carpofagi, e sono resi alla terra qua e colà in siti sovente dal nativo assai distanti e di più con acconcia misura concimati. Le parti che si cambiano e si organizzano in questa polpa comestibile sono morfologicamente diversissime. Ora è il peduncolo fruttifero come nella Hovenia dulcis, ora è il peduncolo e il pericarpio insieme fusi, come nei pomi, nei peri, nelle frutta delle nespole, delle sorbe, dell’azarolo ecc., ora è il calice ingrossato come nel moro, ora è una espansione dell’asse racchiudente i fiori come nel fico, ora una espansione dell’asse racchiusa invece dal fiore come nella fragola, ora è il mesocarpio e l’endocarpio come nella maggior parte delle bacche, nei rovi ecc., ora è il mesocarpio semplicemente come nelle drupe de’ ciliegi ecc., ora è un tessuto accessorio come nei Citrus, ora è la placenta o il funicolo o l’arillo, o tutti od alcuni soltanto di cotali organi (V. Caruel, Studi sulla polpa che avvolge i semi, Firenze 1864). Ma per contro non si dà un solo esempio che la parte la quale subisca questa trasformazione sia l’involucro testaceo dei semi locché equivarrebbe alla sicura perdita degli ovoli, e sarebbe un controsenso teleologico.


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Memorie di biologia vegetale
di Federico Delfino
pagine 607

   





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