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      Un animale finché il soffio della vita lo mantiene è un ambulante contraddizione alle leggi chimiche. Infatti, appena cessata la vita, le particelle materiali, rompono quel forzato equilibrio loro imposto dal principio vitale, e rientrano mercé il rapidissimo processo della putrefazione sotto l’impero delle pure leggi chimiche. Alessandro di Humboldt nel mitico Genio di Rodi (vedi i suoi Quadri della natura) adombrava ingegnosamente questo valido argomento del vitalismo.(6)
      Se si pone a confronto il cristallo, ossia la più semplice espressione fenomenale della forza chimica, colla cellula, ossia colla più semplice espressione fenomenale della forza vitale, ad una mente spassionata e libera da idee preconcette tosto si appalesano enormi differenze, e si rivela un perfetto antagonismo. La forma del cristallo è essenzialmente poliedrica. La forma della cellula è invece essenzialmente globulare. La consistenza del cristallo è essenzialmente rigida, e molle per l’opposto la consistenza della cellula. Uniformemente solido è il cristallo; composta è invece la cellula di pareti solide e di una cavità racchiudente corpuscoli solidi, liquidi e semiliquidi. Tutte le parti componenti il cristallo sono omogenee; eterogenee invece le parti componenti la cellula. Il cristallo cresce per semplice sovrapposizione di particelle indefinitamente; la cellula cresce invece per intussuscezione e non oltrepassa certe dimensioni. Nel cristallo, le particelle materiali una volta concretate non cambiano mai di posto; nella cellula invece le particelle materiali sono, finché essa vive, in un perpetuo moto di trasposizione.


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Memorie di biologia vegetale
di Federico Delfino
pagine 607

   





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