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      Ma siccome il grasso, gl’idrati di carbonio e le combinazioni proteiniche costituiscono tutti i materiali della struttura e del nutrimento degli organismi, così ci è data la miglior prova che la materia è sempre soggetta ad identiche leggi così dentro che fuori degli organismi.
      Ecco dunque che secondo Schleiden mercè gli esperimenti di Berthelot, sarebbe stato finalmente gittato il ponte di congiunzione sull’abisso che separa gli organismi dalla materia bruta.
      Ora rincresce, in considerazione del rispetto dovuto a tanto scienziato, il dover segnalare nel citato passo due gravissimi errori di logica.
      Il primo errore consiste nel paragonare i processi del Berthelot coi processi seguiti dalla natura nella produzione degl’idrocarburi e delle sostanze albuminoidi o proteiniche.
      Berthelot riescì in realtà a produrre in piccola quantità qualcuna delle sostanze sovracitate, ma valendosi dei più energici reagenti chimici, di lambicchi e fornelli. Laddove la natura prepara una ingente e svariatissima quantità di sostanze binarie, ternarie, quaternarie con mezzi e strumenti che non solo la scienza chimica è incapace d’imitare, ma ben anco non sa e non giunge a comprendere. Infatti la cellula è quel portentoso laboratorio ove la Natura senza fuoco, senza fornello né lambicchi, adiuvata da poche sostanze per lo più chimicamente inerti, riesce con inconcepibile facilità ad operare le più ardue composizioni e scomposizioni chimiche, e a produrre una svariatissima quantità di corpi composti. Basti accennare alla somma facilità con cui le foglie costituite da sostanze chimiche quasi affatto indifferenti giungono a scomporre l’acido carbonico atmosferico, cioè a distruggere una delle più forti affinità chimiche.


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Memorie di biologia vegetale
di Federico Delfino
pagine 607

   





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