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      I fenomeni biologici, compreso quelli che si manifestano nelle piante ove la libertà d’azione sarebbe (in apparenza più che in realtà) soffocata ed inconspicua, coi mirabilissimi adattamenti, di cui ho dato un rapido schizzo nelle precedenti pagine, rivelano con logica evidenza il concorso di un principio presciente ed intelligente nella formazione degli organismi.
      Questa logica evidenza era una trave negli occhi dei materialisti, a rimuovere la quale o almeno a tentar di rimuovere scese novellamente in campo un potente intelletto. Per istringere in breve il sistema immaginato da Carlo Darwin sulla origine delle specie, e darne nello stesso tempo un concetto adeguato basteranno le poche proposizioni che seguono.
      È legge generale e senza eccezione che i figli giammai riproducano con assoluta e matematica esattezza e coincidenza le forme paterne e materne.
      Le variazioni attuatesi in forza di questa legge, necessariamente sono, quanto alla prospera esistenza dei figli, o favorevoli, o sfavorevoli, o indifferenti.
      I figli a cui per caso sono toccate le variazioni favorevoli, devono perciò avere maggiore probabilità, a fronte dei loro men fortunati fratelli, di estendere più largamente le loro prosapie.
      E così di generazione in generazione.
      Inoltre la terra essendo uno spazio limitato e tutti i viventi moltiplicandosi con ispaventevole progressione geometrica, ne avviene una terribilissima lotta vitale, il cui risultato finale è la vittoria per quei pochissimi i quali per una casuale serie di variazioni vantaggiose, accumulate di generazione in generazione, si trovano più robusti, meglio armati e preparati alla pugna.


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Memorie di biologia vegetale
di Federico Delfino
pagine 607

   





Carlo Darwin