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      Figuriamoci quest’uomo dotato di una vena filosofica, ed incline a soverchio teleologizzare. Ei pronunzierà due giudizii. Dirà la natura nel protendere l’istmo aver voluto favorire le relazioni di due continenti, e nello scavare lo stretto averle volute invece contrariare.
      A questo selvaggio dei tempi anteistorici anteponghiamo ora un uomo dei tempi moderni: imaginiamocelo anche lui invaso dalla mania di troppo teleologizzare. Ei senz’altro penserà che la natura intese contrariare le relazioni sociali stendendo l’istmo e favorirle invece colla escavazione dello stretto.
      Così il giudicio teleologico dell’uomo dell’età della pietra si trova in diametrale opposizione col giudicio teleologico dell’uomo del secolo del vapore: di quel secolo cioè in cui vediamo la Francia sostenere enormi spese per convertire un istmo in uno stretto.
      Ma entrambi i giudizii sono erronei e così gl’istmi che i bracci di mare non sono già la concretazione di provvidenziali disposizioni, ma semplicemente un risultato delle forze geologiche; una opera cioè di potenze affatto cieche, imprescienti ed imprevidenti, almeno per rapporto ai destini dell’umanità.
      Dopo avere dato l’esempio di uno sragionamento teleologico, diamo ora quello di uno sragionamento in senso opposto, e misuriamo tutto lo svantaggio che ne deriva alla scienza.
      Cristiano Corrado Sprengel pubblica nel 1793 uno scritto veramente di polso, intitolato Il segreto carpito alla Natura nella struttura e nella fecondazione dei fiori, ed è un’opera che corrisponde davvero e completamente al suo titolo.


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Memorie di biologia vegetale
di Federico Delfino
pagine 607

   





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