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      Ma non ho ancora toccato del principalissimo argomento su cui poggia la teoria della variabilità.
      Abbiamo veduto che il criterio della discendenza delle specie si è la conformità delle forme e delle funzioni negli esseri che si mettono a paragone. Gl’immutabilisti con una tal quale apparenza di ragione possono sostenere e sostengono che questa conformità non sia già il risultato di parentela, ma sia l’estrinsecamento e l’attuazione di uno o più piani di composizione organica esciti dalla Mente Creatrice.
      Ma come spiegheranno gl’immutabilisti il fenomeno degli organi rudimentarii nei quali tanto frequentemente c’imbattiamo esaminando le varie specie botaniche e zoologiche?
      Io prego il lettore il quale non fosse persuaso della verità della teoria proposta dai variabilisti, di fermare e raccogliere tutta la sua attenzione su questo capitalissimo argomento.
      Che cosa sono gli organi rudimentarii per i variabilisti? Sono semplicemente la prova la più lucida, la più incontestabile che quelle specie le quali presentano organi in istato rudimentario, sono discendenti dalle specie sovra le quali gli organi medesimi sono reperibili allo stato d’integrità formale e funzionale. Si capisce agevolmente che in un dato lignaggio qualora venga ad essere commutata od abolita una data funzione, l’organo che a detta funzione era suddito va di generazione in generazione gradatamente obliterandosi; in guisa che per una lunga serie di figli e prima di scomparire affatto, si presenta sotto l’aspetto d’un rudimento, non avente forma regolare, né funzione, né scopo.


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Memorie di biologia vegetale
di Federico Delfino
pagine 607

   





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