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      A me pare invece che la vera scienza naturale prenda un grande adiuvamento da detta teorica: comecché ci schiude gli arcani e fin qui mai cogniti rapporti reciproci degli esseri naturali. A me pare che dopo avere impazzato tanti anni inutilmente sopra una falsa strada nella elucubrazione d’un metodo naturale, finalmente colla invenzione dell’albero genealogico abbiamo trovato la vera formula ragionata della genesi degli organismi. Anzi ci si è schiusa una nuova via, e ci si para innanzi un fecondo ed importante campo di ricerche e di studi, intesi a districare la genesi e gli sviluppi delle ramificazioni di quest’albero genealogico.
      E non comprendo neppure come, ammettendo la teoria della variabilità, si debba necessariamente incorrere nell’assurda opinione lamarkiana che le forme degli esseri siano il risultato delle loro abitudini. Sono anzi il risultato della intelligente vis formatrix degli organismi.
      De Candolle, apparentemente per mancanza di migliori ragioni, profferisce l’alquanto triviale sua allusione al naso umano. Quest’organo è mirabilmente ideato e costrutto pella funzione dell’olfatto: esso è un vigile guardiano che abbiamo dalla provvida ed intelligente Natura per gittar lunge da noi i cibi velenosi e per fuggire le aure miasmatiche e pestilenziali. Ciò non impedisce che in altri animali il naso si sviluppi mirabilmente ed acconci ad altre funzioni, a quella per esempio della prensione come avviene nell’elefante. Così l’organo caudale, inutile ed appena eccettuato in certi primati, veggiam servire d’arma al lione, di gamba al kangurù, di sospensione ad alcune scimmie, di strumento muratorio al castoro, di paramosche ai solipedi ed ai bovi, di mezzo di natazione alle balene ecc.


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Memorie di biologia vegetale
di Federico Delfino
pagine 607

   





Candolle Natura