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      Quanto poi a rendermi ragione del fenomeno, con mio rincrescimento dovetti per allora rinunziarvi, trovandomi in quel momento sprovveduto di lente, e non avendo ancora un chiaro concetto sull’omologia degli organi fiorali nelle asclepiadee, a primo aspetto così bizzarri.(11) In seguito, come vedrassi, fui più fortunato e potei raccogliere il vero e mirabile significato di quelle parti dure che attrassero la mia attenzione.
      Eccomi adunque impegnato fin dal principio della primavera dell’anno 1865 ad istituire indagini comparate sul processo meccanico della fecondazione nelle orchidee e nelle asclepiadee. Compito e proposito per me più che mai grato, attesoché mi lusingava poter per avventura riuscire, in questa nuova direzione di studi, a più di una curiosa e interessante osservazione. Sventuratamente occupazioni estranee, le quali mi impediscono di dedicare agli studi botanici e naturali tutta la mia esistenza come vorrei, ben poche ore libere mi consentirono. Basti il dire che durante aprile e maggio, nell’epoca cioè in cui pressoché tutte le orchidee nostrane fioriscono e passano, non mi fu dato di poterne osservare neppure una. Negli ultimi di giugno soltanto e in buona parte del successivo luglio, epoca in cui mi trovava disimpegnato, potei fare qualche ricerca a Voltaggio, paesello situato nel versante settentrionale degli Appennini che circondano Genova, ed a Chiavari, mio luogo d’origine, ove in un giardino annesso alla mia dimora aveva gli anni addietro lasciato alcune piante di Stapelia variegata e di Hoya carnosa.


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Memorie di biologia vegetale
di Federico Delfino
pagine 607

   





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