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      Tolsi via così tutto il ginostegio (antere, connettivi, filamenti), giunsi ad isolarlo perfettamente e vidi che stava in connessione col corpo stimmatico, precisamente nella regione che è indicata nelle asclepiadee per quella ove sbocca il tessuto conduttore. Insomma quella supposta squama era una massa pollinica riunita al pistillo per un visibilissimo cordone di tubilli pollinici. Che se non feci prima quella scoperta, ciò accadde perché le masse polliniche, quando hanno evacuato nei tubi pollinici tutta la loro sostanza, mutano colore, dimensioni e forma. Infatti da turgide, ovoidi e giallognole, diventano un corpuscolo schiacciato, incoloro e assai tenue.
      Sebbene questa osservazione avesse avuto un risultato tale da non lasciare alcun dubbio al riguardo pure volli analizzare altri fiori, e specialmente in quei che mostravano un principio di appassimento (segno di avvenuta fecondazione) mi occorse quasi sempre di scorgere due o più di dette masse polliniche esinanite, aderenti, sempre nella stessa maniera e posizione, al corpo stimmatico mercé di un cordone di tubilli.
      Ma come mai le masse polliniche, che abbiamo veduto impigliarsi tanto saldamente alla tromba delle Xylocope, poterono essere strappate dalle medesime e ficcate tra un’ala e l’altra di due antere, vale a dire in uno spazio angustissimo, ove non possono entrare se non mediante un notevole sforzo? Propormi tal quesito e indovinarne la soluzione fu cosa di pochi istanti di riflessione. Infatti ricorsi al mio fuscello.


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Memorie di biologia vegetale
di Federico Delfino
pagine 607

   





Xylocope