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      Prevalendomi della gran facilità con cui si può operare la fecondazione artificiale in questa pianta e seguire tutte le fasi di svolgimento dei tubi pollinici, che, con esempio forse unico nel regno vegetale, quasi si possono seguire ad occhio nudo, pensai farne il soggetto di molteplici esperienze. Fecondai artificialmente una gran quantità di fiori, una parte col polline loro proprio, una parte col polline di fiori appartenenti alla stessa cima, una parte col polline di fiori di una cima diversa ma della stessa pianta, ed una parte infine col polline di una pianta coltivata separatamente. Il risultato fu uguale per tutti: non ebbe luogo la menoma traccia o principio di concezione; ben tosto tutti i fiori sottoposti alla prova ingiallirono, si disarticolarono e caddero. Fecondai altri fiori e li apersi 12 ore dopo la fecondazione artificiale. Trovai che ciascuna delle masse polliniche da me estratte e messe a posto aveano tutte quante entro tal tempo emesso il loro cordone di tubi pollinici; e che questi anzi erano già penetrati nella cavità dell’ovario. La causa dunque dell’assoluta infecondità della Stephanotis nelle nostre serre è senza dubbio quella medesima che produce lo stesso effetto nella Hoya carnosa; vale a dire la mancanza di energia e vigor vitale, sia perché nei nostri giardini la Stephanotis si propaghi perpetuamente per gemme e resti così impossibilitata la dicogamia, sia perché non trovi nelle nostre serre favorevoli condizioni di sviluppo.
      Esaminai accuratamente i fiori del Vincetoxicum officinale.


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Memorie di biologia vegetale
di Federico Delfino
pagine 607

   





Stephanotis Hoya Stephanotis Vincetoxicum