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      Volando subito dopo l’insetto ad altro fiore, ficcandovi per ugual modo la proboscide, nell’estrarla succede che il margine corneo e tagliente del bicchiere erade dalla proboscide tutto il polline tolto al fiore antecedentemente visitato, il quale polline resta così raccolto e accumulato nell’interno del bicchiere, ove non tarda ad emettere i suoi tubuli. Contemporaneamente la proboscide s’invischia di bel nuovo e si agglutina altra striscia di polline, che poi verrà erasa dal bicchiere del fiore che sarà subito dopo visitato, e così via discorrendo.
      Giammai potei notare sovra questi fiori appulso d’insetti; laonde certo egli è che i pronubi della Lochnera sono lepidotteri notturni. Se in una pianta di Lochnera già fiorita da molti giorni si aprano e si esaminino tutti i suoi fiori, si trova vergine lo stimma ossia vuoto il bicchiere collettore in quelli che colla loro freschezza annunciano di essere sbocciati da poco tempo e forse nella giornata; si trova invece costantemente uno, due o tre agglomeramenti di polline nel bicchiere collettore dei fiori vecchi e vicini all’appassimento. Ora necessariamente questo polline immesso appartiene a un altro fiore, a meno che non si voglia ammettere che un lepidottero ficchi e rificchi la tromba due o tre volte di seguito nello stesso fiore, locché è direttamente contrario alla ragione del loro operare e alle loro abitudini, e perciò non ammissibile. Si dirà che questo polline potrebbe appartenere allo stesso fiore, in quanto che potrebbe esser caduto dal verticillo ove si trova annidiato, e pervenuto in qualche modo in questo bicchiere; ma ciò non è possibile perché vi ostano due impedimenti insuperabili, una fitta corona di peli e l’anello viscoso.


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Memorie di biologia vegetale
di Federico Delfino
pagine 607

   





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