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      Un che di simile succede nell’Aristolochia. Il fiore ne è tubuloso ventricoso; la parte tubulosa è tutta rivestita di peli convergenti verso l’interno. Cosicché un insettuccio trova facile la via per entrare; ma una volta entrato non può più uscire, come succede ai topi in certe trappole fatte con fili di ferro. Io notai un piccolo dittero che mi parve una Tipula. Apersi un bel giorno una quantità di fiori di Aristolochia rotonda. Da tutti vidi volar via il sopracitato insetto e giammai più di uno per fiore. Questo fatto parlerebbe in favore di una vera autogamia; ma prima di azzardare un’eccezione a una legge così generale com’è la dicogamia, mi pare prudente attendere un maggior numero di osservazioni.
      Giunti alla fine della nostra sommaria esposizione, noi non possiamo fare a meno di esternare sentimenti di ammirazione per tante meravigliose armonie rivelateci dalla Natura. Quante forme in apparenza bizzarre! Quanta fertilità di ripieghi! Quante soluzioni fondamentalmente diverse di un unico problema! Un fiore di Orchis, un fiore di Asclepias o di Lochnera o di Phaseolus, o di Passiflora per il morfologo puro e semplice sono altrettanti enigmi insolubili: ma il morfologo biologista è l’Edipo che atterra la sfinge. Nella produzione delle pretese anomalie e bizzarie egli ha ravvisata e ammirata l’opera di una forza intelligente e razionale. Egli ha trovato che la forma è mutevole e che l’idea solo è immanente e costante.
     
     
      Firenze, a dì 7 marzo 1867
      Sulla funzione vessillare presso i fiori


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Memorie di biologia vegetale
di Federico Delfino
pagine 607

   





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