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      Sfodera ad ogni momento questa ridicola confusione, per cui il bulbo di una cipolla, l’ingrossamento di una barbabietola, il midollo della canna da zucchero, il tubero del Convolvulus Batatas, ecc. avendo innegabilmente accumulazioni di zucchero, e tessuto a zucchero verrebbero ad essere altrettanti nettarii. Risum teneatis, amici!
      Per tal maniera il monografo dei nettarii, ha distrutto l’idea del vero nettario.
      I nettarii florali per solito durano quanto l’antesi, e la ragione è patente: infatti tanto durano quanto richiede la loro funzione, che è quella di allettar animalcoli per effettuare le nozze incrociate. Ma Bonnier spiega il fatto diversamente. Le accumulazioni di zuccheri, abbiano o non abbiano del troppo pieno da versar fuori, cessano quando l’ovario comincia a ingrossarsi, perché vanno a nutrire i semi, e il nettare insidente di fuori sul nettario è riassorbito. Sono due fandonie. L’ultima è smentita da nostre numerose osservazioni, dove si vede che il nettare, se non è consumato dagli insetti, resta indefinitamente sui nettarii senza essere riassorbito. La prima è smentita da numerosi fatti: nell’Hamelia patens, nella Cardamine Chelidonia, dopo la fioritura, il nettario epiginico nell’una, ipoginico nell’altra, crescono di volume e di vigore, e mentre il frutto matura, diventano nettarii estranuziali, secernono abbondante miele ed attraggono formiche. Nella Sterculia platanifolia fra i carpidii adulti, in tempo che maturano i semi, si forma un cospicuo nettario estranuziale.


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Memorie di biologia vegetale
di Federico Delfino
pagine 607

   





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