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      Come mai il metodo sperimentale potrebbe togliere forza alla evidente razionalità di queste disposizioni? Per certo se Plateau avesse fatto queste considerazioni, avrebbe ordinato altramente le sue sperienze.
      Avrebbe dovuto considerare che questa divisione della funzione vessillare non si sarebbe mai potuta concretare in piante sociali, strette le une alle altre, bensì in piante più o meno naturalmente distanzate, a distanze variabili da dieci, venti, trenta e più metri.
      Allora entra in piena azione la funzione vessillare grande, dirigendo i voli degli apidi da una pianta verso l’altra; e quando gli apidi si sono avvicinati allora subentra la funzione vessillare piccola, concretata nei singoli fiori. Ed è naturale che in questa emergenza i pronubi si posino direttamente sui fiori, non sugli organi che servono alla funzione vessillare grande.
      Così Plateau nelle sue sperienze è incorso nell’errore di coltivare la Salvia Horminum in società compatte, che è un modo di agire affatto contrario alle disposizioni naturali di detta specie.
      Che se Plateau credeva proprio necessario di sperimentare al riguardo di questa specie (cosa del resto che io non credo affatto), avrebbe dovuto disporre la esperienza come segue.
      Avrebbe dovuto procurarsi una ventina di vasi contenenti ciascuno una pianta di detta Salvia, tutte di egual forza. Avrebbe poi dovuto tagliare a dieci di esse il ciuffo vessillare, lasciandolo intatto alle altre dieci.
      Dopo ciò avrebbe dovuto far partire da un alveare due righe divergenti, nell’una allineando le piante intiere, nell’altro le piante mutilate, collocando i vasi, in ognuna delle due righe, a distanza di otto o dieci metri l’uno dall’altro.


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Memorie di biologia vegetale
di Federico Delfino
pagine 607

   





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