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      Probabilmente per tal maniera avrebbe potuto constatare l’utile grande che viene a detta salvia dal suo ciuffo vessillare.
      Ma io lo ripeto non m’indurrei mai a far questa sperienza, per la ragione che time is money, ed io la ritengo proprio superflua. E per verità nel corredo delle mie osservazioni fatte all’aperto e in campagna da trenta e più anni, una ne ricordo che scioglie la questione. L’osservazione veramente non è stata fatta sulla Salvia Horminum, ma sopra una specie la quale presenta egualmente bene il fenomeno della divisione di lavoro tra la funzione vessillare grande e la piccola.
      Alludo al Muscari comosum i cui scapi racemosi sono nel mezzo profusi da fiori fertili poco cospicui, e nella sommità invece producono un vistoso ciuffo di fiori sterili, lungamente pedicellati, tinto in splendido color violaceo azzurrognolo. In primavera, nell’orto botanico di Napoli, in un esteso prato vi erano profusi a parecchie centinaia degli Scapi fiorenti di questa specie, distanziati in modo notevole gli uni dagli altri. Gli scapi erano tanto lunghi da emergere alquanto sul livello verde della fitta erba da cui erano circondati. In tal giorno i fiori ne erano avidamente ricercati dalle api, ed era bello il vedere come le stesse volavano direttamente dall’uno all’altro degli scapi guidati dalla visione dei ciuffi colorati. Ma non si posavano punto sui fiori sterili del ciuffo, e invece senza esitazione si appigliavano direttamente ad uno dei poco cospicui fiori fertili, sottogiacenti ad ogni ciuffo.


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Memorie di biologia vegetale
di Federico Delfino
pagine 607

   





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