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      Se ne contengono uno soltanto, il nettario è assai grosso e le squame assumono la forma di un cucchiajo. Se ne contengono due o tre, le squame si modellano intorno ad essi in un corpo bilobo o trilobo, di assai singolare apparenza.
      Da quanto si è detto, risulta che questa specie, in confronto colla precedente, ha diminuzione di funzione nella regione vegetativa, ma non in quella della fioritura. È vero che la secrezione dei nettarii è poco diuturna, presso a poco limitandosi al periodo dell’antesi del relativo pedicello. Ma siccome alla sommità dei racemi vi è sempre un certo numero di fiori che si vanno successivamente svolgendo, non mancano ivi mai organi nettariflui in piena attività, valevoli ad adescare e fissare sulla pianta un sufficiente numero di formiche.
      ?Luffa. - Una specie, coltivata senza nome nell’orto botanico di Bologna, e che non ho potuto determinare perché non venuta a fiorire, mi ha offerto soggetto di studio assai interessante. Le foglie pinnati-lobate a lobi ineguali sono provviste di nettarii estranuziali ocelliformi ipofilli, rilegati alla base della lamina, in numero variabile da 1 a 5. La secrezione mellea dura assai tempo, riscontrandosi ancora nelle foglie adulte già da assai tempo. Ma non è ciò che costituisce il fenomeno più interessante.
      Il motivo per cui credo che questa specie appartenga al genere Luffa si è che all’ascella delle foglie, oltre la solita gemma e il solito cirro, produee altresì un filloma certamente omologo alla squama carnosa glandolifera delle precedenti due specie, ma curiosamente trasformato a seguito di nova metamorfosi e di nova funzione.


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Memorie di biologia vegetale
di Federico Delfino
pagine 607

   





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