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      Alcuni hanno asseverato che i nettarii estranuziali siano visitati in grande copia dalle api. Ora in tanti anni che noi osserviamo i nettarii estranuziali, due sole volte ci venne fatto di scorgere le api, una volta sulla Tecoma radicans, e un’altra volta sui nettarii di Ricinus. Di più ho rilevato che in un caso e nell’altro si stancavano ben presto dal proseguire le loro esplorazioni, perché cacciate ad ogni istante dalle formiche, delle quali hanno un grande aborrimento.
      Nelle piante ove la funzione mellea è esaltatissima (p. es. nella Tecoma radicans, T. grandiflora, Ricinus communis), se il numero delle formiche non è, in dato tempo e luogo, proporzionale alla ingente quantità di nettarii, allora vi accorrono numerose e svariate specie d’altri insetti, p. es. varie specie di grosse e piccole mosche, parecchie specie di crisidi e sopratutto d’icneumonidi.
      La visita delle crisidi e segnatamente degl’icneumonidi, può riuscire di singolare vantaggio alla pianta visitata essendo nemici accaniti di molti bachi, di afidi e simili nemici delle piante. Per contro non vedesi utilità che provenir possa da visita di mosche.
      Mentre crisidi, icneumonidi, vespe ed api mostrano grande timore delle formiche, alcune mosche disvelano più coraggio, e una specie ne osservai, che usava un’astuzia singolare visitando i nettarii di Tecoma radicans. Prima di posarsi sopra un punto custodito da una formica, piombava con tutto il peso del suo corpo sovr’essa, e la faceva ruzzolare a terra, e poi godeva della provvigione mellea dei nettarii privati da quell’importuna custodia.


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Memorie di biologia vegetale
di Federico Delfino
pagine 607

   





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