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      È vero che grandi progressi nella botanica non facevamo entro quel recinto, e giovi qui segnalare le cause per cui è poco attendibile che gli studiosi ricavino da questi dispendiosi stabilimenti tutto quell’utile che se ne potrebbe ragionevolmente ripromettere. Nello stato attuale delle cose può asserirsi che un breve lembo di bosco, una non grande aiuola di terreno incolto può riuscire allo studente più profittevole d’assai.
      Il fatto è che dovrebbe esser permesso di spiccare per ogni pianta qualche fiore o frutto o foglia, per potervi praticare sopra degli studi filotomici, senza dei quali è vano attendere alla scienza di Flora. Est modus in rebus, e certo vogliono esser allontanati i vandali, gli indiscreti, quelli segnatamente che hanno la mania degli erbarii, dalla quale acciecati non serberebbero né modo né misura nelle loro spogliazioni. Ma dovrebbe per contro esser lasciata un’onesta libertà a quei che si preoccupa di studi morfologici, e potrei garantire, quasi senza tema di errare, che chi ha trasporto per la morfologia è di sua natura riservatissimo ed aborrente dall’immolare troppe vittime, solo egli essendo in grado di ben apprezzare l’importanza di un sol fiore, quando e questi fiori e le piante che li producono sono numerabili, come si suol dire, per le cinque dita.
      In secondo luogo sarebbe opportuno mettere a breve distanza tra un’ajuola e l’altra dei sedili in pietra; giacché, se non impossibile, estremamente malagevole si rende il praticare, stando in piedi, delle analisi e delle dissezioni sopra organismi minuti.


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Memorie di biologia vegetale
di Federico Delfino
pagine 607

   





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