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      [106] Al quale, dormendo egli, pareva di sedersi nella casa di un ricchissimo spetiale suo vicino, nella quale poco stante, qual che si fosse la cagione, levatosi il popolo a romore, andava ogni cosa a ruba, e chi toglieva un lattovaro e chi una confettione, e chi una cosa e chi altra, e mangiavalasi di presente; sì che in poco d’ora né ampolla né pentola né bossolo né alberello vi rimanea che vòto non fosse e rasciutto. [107] Una guastadetta v’era assai picciola, e tutta piena di un chiarissimo liquore, il quale molti fiutarono, ma assaggiare non fu chi ne volesse. [108] E non istette guari che egli vide venire un uomo grande di statura, antico e con venerabile aspetto, il quale, riguardando le scatole et il vasellamento dello spetial cattivello e trovando quale vòto e quale versato e la maggior parte rotto, gli venne veduto la guastadetta che io dissi: per che, postalasi a bocca, tutto quel liquore si ebbe tantosto bevuto, sì che gocciola non ve ne rimase; e dopo questo se ne uscì quindi, come gli altri avean fatto: della qual cosa pareva a m(esser) Flaminio di maravigliarsi grandemente. [109] Per che, rivolto allo spetiale, gli addimandava: - Maestro, questi chi è? e per qual cagione sì saporitamente l’acqua della guastadetta bevve egli tutta, la quale tutti gli altri aveano rifiutata? - A cui parea che lo spetiale rispondesse: - Figliuolo, questi è messer Domenedio; e l’acqua da lui solo bevuta, e da ciascun altro, come tu vedesti, schifata e rifiutata, fu la Discretione, la quale, sì come tu puoi aver conosciuto, gli uomini non vogliono assaggiare per cosa del mondo -. [110] Questi così fatti sogni dico io bene potersi raccontare e con molta dilettatione e frutto ascoltare, perciò che più si rassomigliano a pensiero di ben desta che a visione di addormentata mente o virtù sensitiva che dir debbiamo; ma gli altri sogni sanza forma e sanza sentimento, quali la maggior parte de’ nostri pari gli fanno (perciò che i buoni e gli scientiati sono, etiandio quando dormono, migliori e più savi che i rei e che gl’idioti) si deono dimenticare e da noi insieme col sonno licentiare.


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Galateo overo De' costumi
di Giovanni della Casa
pagine 75

   





Flaminio Domenedio Discretione