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      [212] Non sono adunque da seguitare i volgari modi e plebei di Dioneo («madonna Aldruta, alzate la coda...»), né fingersi matto, né
      dolce di sale, ma, a suo tempo, dire alcuna cosa bella e nuova e che non caggia così nell’animo a ciascuno, chi può, e chi non può, tacersi: perciò che questi sono movimenti dello ’ntelletto, i quali, se sono avvenenti e leggiadri, fanno segno e testimonianza della destrezza dell’animo e de’ costumi di chi gli dice, la qual cosa piace sopra modo agli uomini e rendeci loro cari et amabili, ma, se essi sono al contrario, fanno contrario effetto, perciò che pare che l’asino scherzi, o che alcuno forte grasso e naticuto danzi o salti spogliato in farsetto.
     
      XXI [213] Un’altra maniera si truova di sollazzevoli modi pure posta nel favellare: cioè quando la piacevolezza non consiste in motti, che per lo più sono brievi, ma nel favellar disteso e continuato, il quale vuole essere ordinato e bene espresso e rappresentante i modi, le usanze, gli atti et i costumi di coloro de’ quali si parla, sì che all’uditore sia aviso non di udir raccontare, ma di veder con gli occhi fare quelle cose che tu narri: il che ottimamente seppono fare gli uomini e le donne del Boccaccio, come che pure talvolta (se io non erro) si contrafacessero più che a donna o a gentiluomo non si sarebbe convenuto, a guisa di coloro che recitan le comedie. [214] Et a voler ciò fare, bisogna aver quello accidente, o novella o istoria, che tu pigli a dire bene raccolta nella mente, e le parole pronte et apparecchiate, sì che non ti convenga tratto tratto dire: - Quella cosa.


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Galateo overo De' costumi
di Giovanni della Casa
pagine 75

   





Dioneo Aldruta Boccaccio