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      [254] Così adunque come questi modi (e molti altri a questi somiglianti) che tendono ad impedir la voglia e l’appetito altrui ancora per via di scherzo e per ciancia sono spiacevoli e debbonsi fuggire, così nel favellare si dèe più tosto agevolare il desiderio altrui che impedirlo. [255] Per la qual cosa, se alcuno sarà tutto in assetto di raccontare un fatto, non istà bene di guastargliele, né di dire che tu lo sai, o, se egli anderà per entro la sua istoria spargendo alcuna bugiuzza, non si vuole rimproverargliele né con le parole né con gli atti, crollando il capo o torcendo gli occhi, sì come molti soglion fare, affermando sé non potere in modo alcuno sostener l’amaritudine della bugia; ma egli non è questa la cagione di ciò, anzi è l’agrume e lo aloe della loro rustica natura et aspera, che sì gli rende venenosi et amari nel consortio degli uomini che ciascuno gli rifiuta. [256] Similmente il rompere altrui le parole in bocca è noioso costume e spiace, non altrimenti che quando l’uomo è mosso a correre et altri lo ritiene. Né quando altri favella si conviene di fare sì che egli sia lasciato et abbandonato dagli uditori, mostrando loro alcuna novità e rivolgendo la loro attentione altrove: ché non istà bene ad alcuno licenziar coloro che altri, e non egli, invitò. [257] E vuolsi stare attento, quando l’uom favella, acciò che non ti convenga dire tratto tratto: - Eh? - o - Come? -; il qual vezzo sogliono avere molti, e non è ciò minore sconcio a chi favella che lo intoppare ne’ sassi a chi va.


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Galateo overo De' costumi
di Giovanni della Casa
pagine 75

   





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