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      [273] E perciò, sì come teneri e vezzosi, rifiutiamo di assaggiarla e ricopriamo la nostra viltà col dire che la natura non ha sprone o freno che la possa né spingere né ritenere: e certo, se i buoi o gli asini o forse i porci favellassero, io credo che non potrebbon proferire gran fatto più sconcia, né più sconvenevole, sentenza di questa. [274] Noi ci saremmo pur fanciulli e negli anni maturi e nella ultima vecchiezza, e così vaneggeremmo canuti come noi facciamo bambini, se non fosse la ragione, che insieme con l’età cresce in noi, e, cresciuta, ne rende quasi di bestie uomini, sì che ella ha pure sopra i sensi e sopra l’appetito forza e potere, et è nostra cattività e non suo difetto, se noi trascendiamo nella vita e ne’ costumi. [275] Non è adunque vero che incontro alla natura non abbia freno né maestro: anzi ve ne ha due, ché l’uno è il costume e l’altro è la ragione, ma, come io ti ho detto poco di sopra, ella non può di scostumato far costumato sanza l’usanza, la quale è quasi parto e portato del tempo. [276] Per la qual cosa si vuole tosto incominciare ad ascoltarla, non solamente perché così ha l’uomo più lungo spatio di avezzarsi ad essere quale ella insegna, et a divenire suo domestico et ad esser de’ suoi, ma ancora però che la tenera età, sì come pura, più agevolmente si tigne d’ogni colore, et anco perché quelle cose alle quali altri si avezza prima sogliono sempre piacer più. [277] E per questa cagione si dice che Diodato, sommo maestro di proferir le comedie, volle essere tuttavia il primo a proferire egli la sua, come che degli altri che dovessero dire innanzi a lui non fosse da far molta stima; ma non volea che la voce sua trovasse le orecchie altrui avezze ad altro suono, quantunque verso di sé peggior del suo.


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Galateo overo De' costumi
di Giovanni della Casa
pagine 75

   





Diodato