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      In secondo luogo coloro che, avendo abbastanza giudizio o modestia per stimare di essere meno capaci di distinguere il vero dal falso che non altri, dai quali possono essere istruiti, debbono contentarsi di seguire le opinioni di questi ultimi piuttosto che cercarsene da sé di migliori.
      Quanto a me, sarei stato senza dubbio tra i secondi, se non avessi avuto che un solo maestro, e avessi ignorato le differenze che vi sono state da sempre tra le opinioni dei più dotti. Ma avevo appreso, fin dal collegio, che non si può immaginare nulla di così strano e poco credibile che non sia stato detto da qualche filosofo; e mi ero poi accorto, viaggiando, che tutti quelli che la pensano in modo affatto diverso da noi non sono per questo né barbari né selvaggi, e che molti usano la ragione quanto o più di noi. Avevo anche considerato che lo stesso individuo, con il medesimo ingegno, educato fin dall'infanzia tra francesi o tedeschi diventa diverso da come sarebbe se fosse vissuto sempre tra cinesi o cannibali; e che perfino nella foggia dei nostri abiti la stessa cosa che ci è piaciuta dieci anni fa, e che forse ci piacerà di nuovo prima che ne passino altri dieci, ci sembra oggi stravagante e ridicola; e ritenevo pertanto che l'uso e l'esempio ci persuadono di più di ogni conoscenza certa, e che tuttavia il maggior numero degli assensi non è una prova che valga nel caso di verità difficili a scoprirsi, giacché è più probabile che ci sia riuscito uno solo piuttosto che un popolo intero.


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Discorso sul metodo
René Descartes
di
pagine 69