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      Non ricusò la regina di udirlo, ma siccome non si fidava di questo suo nemico, fu accordato che l’avrebbe ascoltato dalla poppa di una galea, stando il conte sul ponte, a cui la trireme si sarebbe accostata. Così fu fatto, e il Caprera dopo molti ragionamenti finalmente le palesò il desiderio che avea di prenderla in moglie. Sdegnossi Bianca ad una cotale impertinente dimanda, e senza punto rispondergli, scrive questo storico, ordinò a Raimondo Torella, ch’era il capitano della galea, di allontanarsi dal ponte, e di ricondurla al castello. Il Maurolico (30) però soggiunge una circostanza, cioè che alla proposizione del conte la regina non seppe contenersi dall’ingiuriarlo dicendo: va via vecchio scabioso: Hui senex scabide. Noi non osiamo contraddire due storici di cotal tempra, ma stentiamo a persuaderci che Bianca fosse dopo il parlamento andata a Catania, città che dovea allora esserle sospetta, perchè avea ricusato di mandare i suoi procuratori all’assemblea del regno tenutasi in Taormina. Checchè sia di ciò, da questo avvenimento, e da quanto lasciò scritto Lorenzo Valla (31), forse i nostri scrittori ricavarono, che il Caprera avea in animo di sposare la regina Bianca, e di cingersi la testa della corona di Sicilia, dalla quale infamia il Surita cerca ad ogni modo di difenderlo (32).
      Ciò ch’è certo egli è, che questa principessa vedendo mancare le città demaniali, e temendo che le città della camera reginale non seguissero il loro esempio, pensò di ridursi a Siracusa, che n’era la principale, [22] e andò a starsene nel castello di Marquetto di essa città: lusingandosi che la sua presenza avesse contenuti nel dovere quei cittadini; e intanto incaricò il grande ammiraglio Lihori, acciò unito ad Antonio Moncada destinato capitan generale dal parlamento, invigilasse alla sua difesa, e tenesse lontano l’odiato conte di Modica.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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