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      La facilità, con cui Messina col suo territorio si sottomise, fe’ sperare al legato che presto tutta la Sicilia avrebbe fatto lo stesso, e con questa lusinga cominciò ad arrolar gente, a pagar soldi, e a fare altri preparamenti di guerra per conquidere la dominante nazione catalana. Paventavano adunque gli ambasciadori, e con essi il Caprera, che mentre continuavano le discordie fra le due fazioni, il legato del papa non attirasse al suo partito le altre città del regno oramai ristucche della guerra civile, e non venisse a capo di cacciare dalla Sicilia la regina Bianca, gli ambasciadori di Barcellona, il gran giustiziere, e tutti i Catalani, e i loro aderenti, e non si verificasse il proverbio che fra due litiganti venisse un terzo al godimento della cosa contrastata. Il Caprera ancora era particolarmente angustiato dalle voci sparse che forse Carlo il nobile re di Navarra, e padre della regina Bianca avrebbe mandati de’ soldati alla insidiata figliuola per sostenerla. Questi timori resero più arrendevole il conte, il quale si contentò che si trattasse la pace.
      Per parte del gran giustiziero comparvero Arcimbao de Fox fratello del visconte di Castalbo, parente del Caprera, ed Artale de Luna conte di Caltabellotta. Costoro seppero così bene far valere le ragioni del conte di Modica, le quali, come abbiamo divisato, erano assai più fondate che quelle della regina Bianca, che trassero i giudici a suo favore; avvegnachè fu risoluto, che tutte le città e castella del regio demanio, comprese ancora quelle della camera reginale, fossero in avvenire amministrate dal gran giustiziere, il quale le tenesse, a nome di quel principe, che sarebbe stato dichiarato monarca di Sicilia: che la regina Bianca si ritirasse nel castello di Catania coll’assegnamento di venti mila fiorini all’anno, senza punto ingerirsi nel governo: e che fosse tregua fra’ baroni del partito reginale, e il conte di Modica.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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