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      Eccone le parole: anno 1414, 7 indictionis fù mortalitati in la isola di Sicilia, undi chi vinniro vicerrè, et gubernaturi lu mastru di Montesa, Misseri Ferrandu de Vega, et Misseri Martinu di Turs.
      Or costoro vennero eglino come viceregnanti e governatori dell’isola, o come semplici consiglieri della regina Bianca? Questo appunto è l’articolo che ci sembra degno di essere esaminato. Se si dà fede all’autore del testè nominato frammento, vinniro vicerrè et gubernaturi, e dall’autorità di costui forse i nostri cronologi Amico, e Auria li collocarono come vicegerenti uniti alla vicaria. Noi però da quanto lasciò scritto il Surita, cui doveano essere note le carte della cancellaria di Aragona, e dagli ordini che costoro seco recarono, opiniamo che non fossero stati destinati, che come consiglieri della vicaria. Unica luogotenente in Sicilia vien nominata ed eletta la regina Bianca: proveyò, dice il cronista aragonese (68) por su lugartienente general a la reyna de Sicilia, e coloro che furono destinati dal re, non hanno altro titolo che quello di ambasciadori del re: sus ambaxadores.
      E ch’eglino non fossero stati mandati come luogotenenti, o vicerè, ma solamente come consiglieri della vicaria la regina Bianca, ben rilevasi dal diploma reale, che fu loro consegnato. Erano eglino incaricati di far conoscere come vicaria del regno la regina Bianca da tutte le città e castella, che prima ubbidivano al conte di Modica, e se queste difficoltavano a sottomettersi, di convocare in ciascheduno di detti luoghi, per i quali passavano, i governatori e i popoli, e di palesar loro in quelle assemblee, come Ferdinando per sentenza di giudici era stato dichiarato il legittimo successore in tutti i regni della real corona di Aragona, e che per tale era stato riconosciuto da tutti i vassalli, che gli aveano giurato fedeltà; che dietro a questa dichiarazione era egli venuto colla regina, l’infante Alfonso, e gli altri suoi figliuoli nella città di Saragoza, dove era stato ricevuto con grandissimo onore, e vi avea convocate le corti generali di quei regni, le quali, oltre di avergli fatto il dovuto omaggio, aveano anche riconosciuto come erede il di lui primogenito; che di poi avea data commissione a diversi letterati di esaminare la successione nel regno di Sicilia, i quali con uniforme parere erano stati di avviso che gli appartenea; che quindi erano stati eglino inviati, come suoi ambasciadori, acciò ricevessero in suo nome il giuramento di fedeltà da’ prelati, baroni, e popoli, della Sicilia, con potere di giurare ancor eglino, e confermare i privilegi, e le libertà della nazione, e coll’incombenza di metter ordine ad ogni cosa, e di ridurre il regno nel buono e pacifico stato.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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