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      Per farsi strada codesti inviati a chiedere delle grazie a favore di Messina, dichiararono in primo luogo, ch’eglino bramavano coi loro concittadini di essere governati dal serenissimo infante, non solo come vicerè e governatore, quale era allora, ma ancora come proprio monarca di Sicilia; intorno alla qual cosa protestarono, che siccome ne aveano istantemente pregato il re Ferdinando suo padre, da che fu elevato al regno di Aragona, così non avrebbono intralasciato di costantemente supplicarnelo con fiducia, che S.M. finalmente li avrebbe compiaciuti. Ciò fa chiaro vedere come i Siciliani tutti, e in ispezie i Messinesi bramarono sempre di avere un proprio sovrano, e di separarsi dalla dipendenza della corona di Aragona. L’amabile principe, rispondendo graziosamente a’ loro complimenti intorno al suo arrivo: per conto poi della brama, ch’eglino mostravano di averlo per re, si dichiarò loro tenuto della buona volontà in cui erano; ma coll’innata sua prudenza e moderazione palesò, che non gli era a grado che si parlasse mai più di questo affare, dovendo eglino restar contenti di aver per sovrano suo padre, ch’era un principe virtuoso, giusto, benigno, e potente, il di cui governo sarebbe stato il più utile e il più vantaggioso alla nazione: Illustris dominus infans, così risponde in di lui nome il protonotajo del regno, rengratiat eis de bona affectione, quam exhibuerunt in demostratione laetitiae, et jucunditatis ejus adventus; et cum habeant regem virtuosum, justum, benignum, et potentem, et a caetero teneat dominus infans, quod per nullam aliam personam sic utiliter, nec commode hoc regnum gubernari possit, sicut per personam domini regis, de cujus regimine debent esse contenti, non expedit de hac materia ultra pertractari (87).


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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