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      Fu Antonio uno dei componenti il parlamento generale di Barcellona, e siccome era la sua famiglia affezionata a Giacomo d’Aragona conte di Urgel, si unì col fratello a dare per sospetti monsignor Domenico Ram vescovo di Huesca, Bonifazio Ferrer, Berengario de Bardaxi, e Francesco de Aranda; nello che ebbe per compagni gli ambasciadori del re di Francia, e della regina Violante di Sicilia; e unitisi i giudici a Caspe, egli vi andò, come procuratore del suddetto conte, per [40] rappresentarvi i di lui diritti (102). Acquietate poi le vertigini della Spagna, e superato il conte di Urgel, tornò Antonio Cardona in grazia della corte, e fu adoperato dai monarchi di Aragona nel loro servizio. Costui destinò il re Alfonso al fratello l’infante Giovanni per portagli l’ordine di ricevere in suo nome il giuramento di fedeltà dai Siciliani, e di dimettere di poi il viceregnato dell’isola nelle mani del vescovo di Lerida Domenico Ram, che gli era stato dato per consigliere da Ferdinando il Giusto, e trovavasi perciò in Sicilia, e dello stesso Cardona, cui fu in compagnia del Ram affidata la stessa carica. Il dispaccio, con cui questi due personaggi furono eletti vicerè di Sicilia, fu sottoscritto dal re Alfonso al primo di agosto dell’anno 1416 (103).
      Trovandosi in questo, e nei seguenti tempi più di un vicerè, e delle volte tre, ed ancora quattro, come anderemo di mano in piano divisando, fa di mestieri che noi, prima di proseguire il nostro racconto, esaminiamo come, e con quali limiti eglino governassero il regno.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



Appendice - Indici - Note




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