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      Alfonso per metter freno a questo disordine, colla mentovata legge prescrisse ai prelati, che non potessero in avvenire senza il previo consenso del sovrano e del vicerè valersi di questa censura contro di alcun ministro, o barone feudatario, e ciò sotto la pena ai detti prelati, se disubbidivano, di avere confiscati tutti i beni temporali che possedevano, stabilendo che qualora eglino avessero qualche querela contro alcuno dei ministri, o dei baroni suddetti, dovessero rappresentare al real trono, o a chi fa le veci del re, il torto che avessero ricevuto, dai quali avrebbono ottenute le providenze di giustizia.
      Mentre Alfonso promulgava in Palermo delle costituzioni, vi giunsero ai 28 di luglio 1433 da Spagna Giovanni re di Navarra, l’infante Pietro, e Arrigo gran maestro dell’ordine di s. Jacopo fratelli di esso, o perchè volessero con esso concertare il piano della guerra, che far si dovea contro il re di Castiglia, essendo vicino al suo termine la tregua stabilita; o perchè ve li avesse chiamati il re per la guerra che meditava contro di Napoli, dove gli cresceano le speranze per l’amicizia contratta col principe di Taranto nemico giurato della regina Giovanna. Il fatto fu che i fratelli del re non vennero soli, ma condussero seco un’armata, che si trattenne nel porto di Trapani. Si sparse allora la voce che il re ritornava in Ispagna; ma intanto la flotta, forse perchè non si volea far partire, o perchè i venti fossero contrarii (154), per lo spazio di tre mesi non si mosse.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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