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      L’elogio che ne fa questo principe, è il più certo argomento del conto in cui lo avea, imperciocchè vien da lui detto consiliarius, et secretarius noster, et nostri cordis interiora sciendo, et conservando.
      Non fa perciò meraviglia che sia stato da questo sovrano adoprato nelle più scabrose commissioni. Noi sappiamo che fu mandato ambasciadore a varî pontefici, alla regina Giovanna di Napoli, e ad altri principi dell’Europa, e che sempre ottenne quanto il suo re bramava. Questi servigi resi alla corona gli fecero meritare, che fosse fatto giudice perpetuo della gran corte: cosa che finora è stata senza esempio, e inoltre la carica di presidente del regno, e poi quella di vicerè proprietario, come in appresso diremo. Rammentasi con lode di questo cavaliere, che ritrovandosi il re Alfonso esausto in denari per le spese esorbitanti che gli conveniva di fare a cagione della guerra nel regno di Napoli, egli generosamente vendè il castello e [58] il territorio di Aci suoi proprî per la somma di once novemila, che corrispondono a ventiduemila e cinquecento scudi, e soccorse così il suo sovrano. Fissano gli scrittori catanesi la morte di questo cavaliere intorno all’anno 1448 (173).
      La presidenza di costoro non fu di molta durata, nè oltrepassò l’anno 1435, che che con error cronologico ne abbiano scritto Antonino Amico, e Vincenzo Auria, additandola l’anno 1436, imperocchè dietro alla sconfitta ch’ebbe presso Gaeta l’armata aragonese il dì 5 di agosto 1435, nella quale vi restarono prigionieri il re Alfonso, i due suoi fratelli, Giovanni re di Navarra, ed Arrigo, con parecchi altri signori catalani, e siciliani (174), l’infante Pietro, che a sorte con due delle sue galee si era sottratto alla persecuzione dei Genovesi, e si era ricoverato nell’isola d’Ischia, non potendo per allora dar riparo nè alla prigionia de’ suoi fratelli, nè agli affari oramai rovinati di Napoli, amò meglio di ritirarsi in Sicilia, dove stando con maggior sicurezza, potesse con miglior consiglio determinare ciò che fosse uopo di fare, e mantenere i Siciliani nella dovuta ubbidienza al loro sovrano.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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