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      Questo privilegio singolare, di cui egli fe’ spesso uso, ci fa capire la cagione per la quale veggiamo a quando a quando ora un presidente, ora un altro, e tante volte molti, e di poi osserviamo, che ritornava ad esercitare la stessa carica il medesimo Lopes Ximenes. Era cioè egli vicerè proprietario, e gli altri non erano che suoi sostituti, l’autorità dei quali cessava, qualora questo cavaliere, dopo di esserne stato lontano, se ne ritornava nel regno. Lo stesso re Alfonso restò così compiaciuto della saggia condotta di questo cavaliere, che lo investì ancora, per quel che dicesi, l’anno 1458 del viceregnato di Napoli, lasciandogli insieme il governo di Sicilia. Ciò, oltre il Surita (232), lo attesta ancora F. Angelo di Sciacca in una cronaca mss. citata dallo storiografo Antonino Amico (233), che la possedea, ed il Panormita similmente (234) il conferma, soggiungendo quod antea nulli alii contigerat. Noi nondimeno non sappiamo indurci a persuaderci, che egli avesse esercitata questa carica nel regno di Napoli; almeno gli storici napolitani non fanno alcuna menzione del di lui governo, e neppure lo nominano come vicerè di quel regno.
      Uno dei principali obbietti, che si propose Lupo Ximenes de Urrea nell’entrare al governo della Sicilia, fu appunto quello di fare tantosto eseguire il reale ordine, che si ergesse in Catania l’università degli studî. Era molto tempo che i Catanesi si affaticavano per procurare questo privilegio alla loro città. Fin dall’anno 1435, mentre questo sovrano era in Palermo, fra le altre grazie richiesero anche questa, e ne ottennero il consenso reale (235). Ma perchè allora si era nel comune errore di credere che l’erezione delle università non dipendesse dai sovrani, ma fosse privativamente riserbata al romano pontefice, ottenuto il permesso regio, cercarono i Catanesi di procurare dalla corte romana la bolla riputata necessaria per istabilirsi la desiderata università, e ne fu incaricato Giovanni de Primo benedettino catanese, ed abate di S. Paolo, che poi fu vescovo di essa città, e cardinale di Santa Chiesa, acciò si cooperasse ad ottenerla dal pontefice.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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