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      Udita il vicerè in Messina la notizia del fermento che era in Palermo, si affrettò a partire per ridursi a questa capitale. Racconta il Fazello (258), che avvicinatosi il Durrea in Palermo, i cittadini gli serrarono le porte, e negarono di riceverlo, se prima non accordava loro il perdono anche a nome del re. Sembra a noi inverisimile questo fatto, che li avrebbe resi più colpevoli: giacchè avrebbono irritato l’animo del vicerè, laddove doveano renderselo benevolo, per ottenere più agevolmente dal re la desiata venia. Dunque crediamo che fu ricevuto onorevolmente, e supplicato a mediarsi presso il re; perchè rimettesse la colpa dei passati popolareschi movimenti. Il re Alfonso volle che prima subissero la dovuta pena i capipopoli, e poi accordò che la città spedisse i suoi inviati per ottener clemenza a favore degli altri. Si trova registrato presso il Fazello (259), che vi fu mandato il solo padre Giuliano Majali monaco Benedettino (260) del monistero di S. Martino delle Scale, che per la sua pietà e destrezza era in molta riputazione presso il sovrano. Noi però da un monumento, che rinviensi nell’archivio del senato di Palermo, e che fu pubblicato da Michiele del Vio (261), ricaviamo che egli ebbe per compagni Antonio de Luna conte di Caltabellotta camerlengo del re, Giovanni Abatelli maestro segreto, e Giovanni Agliata protonotaro del regno.
      Che questa ambasceria sia stata mandata principalmente dalla città di Palermo per la occasione del tumulto, di leggieri appalesasi dalla prima dimanda che fecero gl’inviati, la quale sta compresa nei seguenti termini: In primis supplica la universitati di la dicta chitati a la dicta maestati, ki actenti li antiqui et grandi servicii, et subventioni moderni facti per la dicta chità a la sua maestati et la fidelitati, la quali ha sempri mustrata a la maestati predicta, ki sia sua merci actentu comu esti ja notoriu, ki li principali homini di la dicta chitati tantu officiali, quantu li gintili homini, et altri multi chitatini et burgisi, li quali solinu fari, et presentari la universitati predicta, secundu la antiqua observantia, non hajanu intervenutu, non cunsentutu a lu tumultu noviter factu in la dicta chitati, declarari regii consilii deliberatione praehabita, et de certa scientia la dicta universitati essiri absenti immuni et inculpabili di lu tumultu predictu, et essiri stata et essiri in la solita fidelitati di sua maestati (262).


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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