Pagina (178/1481)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Rapportò egli, che il serenissimo re si era deliberato di andare, o di mandare una flotta navale contro il turco nemico della nostra santa religione per debellarlo (294). Era questo, come si è detto, l’obbietto amato dal pontefice Niccolò V, il quale avea fatta ogni opra per rappacificare i sovrani di Europa, affinchè eglino poi, fra di loro collegati, potessero sconfiggere Maometto II, che era divenuto assai potente, e temerario. Ne venne egli a capo prima di morire, essendosi pacificati tutti i principi belligeranti, esclusa la repubblica di Genova, e collegati, come bramava, contro il comune nemico col trattato che è diffusamente riferito dal Fazio (295). Ma non potè avere il piacere di vedere incominciata la guerra contro il sultano di Constantinopoli, essendo stato rapito dalla inesorabil morte ai 24 di marzo dell’anno 1455. Quantunque poi coll’elezione di Callisto III (il quale da suddito, e consigliere intimo di Alfonso, mentre era un privato, diventò suo nemico, qualora fu fatto papa) questo progetto contro il turco non avesse allora avuto effetto, nondimeno il re continuava a nudrire questo pensiero, e perciò richiese nel ridetto parlamento un donativo, con cui potessero armarsi sei galee, e mantenersi per tutto il tempo di questa impresa. I parlamentarii applaudirono concordemente alla sovrana risoluzione, e rincrebbe loro di non potere, come bramavano, agevolarla. Purnondimeno stando loro a cuore di compiacere nella forma migliore, che potessero, il loro sovrano, malgrado le angustie nelle quali si ritrovava il regno, esibirono sessanta mila fiorini da pagarsi in due anni, che erano allora bastanti per la fabbrica di quattro galee, destinando per capitani delle medesime il vicerè Lupo Ximenes de Urrea, il famoso Giovanni Ventimiglia marchese di Geraci, di cui abbiamo più volte favellato in questo libro, il gran contestabile, e il grande ammiraglio del regno (296). Perchè poi il re non restasse defraudato dalla speranza di ottenere dalla Sicilia sei galee, le città di Palermo, e di Messina si offerirono di armarne altre due, una per ciascheduna, ma sotto certe condizioni.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



Appendice - Indici - Note




Niccolò V Europa Maometto II Genova Fazio Constantinopoli Callisto III Alfonso Lupo Ximenes Urrea Giovanni Ventimiglia Geraci Sicilia Palermo Messina