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      Faceansi in questo tempo degli armamenti in Napoli, e dei preparativi in Sicilia, e particolarmente in Messina per la difesa del regno. Il re Ferdinando armava per la lega in cui era entrato col Papa, colla republica di Venezia, e cogli altri principi d’Italia contro il Turco; ed in Sicilia si fortificavano i castelli, e si provvedeano di tutto il bisognevole per una valida difesa per lo stesso obbietto, temendosi che le forze ottomane dopo l’acquisto di Negroponte non si volgessero contro questo regno, e in particolare contro Messina, che è la chiave di oriente. La gente oziosa, che non penetra nei gabinetti dei sovrani, o che crede di saperne i veri interessi, veggendo questi armamenti credette di trovarvi un motivo diverso da quello, che compariva in apparenza; e sparse che il re Ferdinando di Napoli, volendo profittare della vicina morte del re Giovanni, armava per mettersi in istato, quando questo re finisse di vivere, di invadere la nostra isola; e che il vicerè Lupo Ximenes de Urrea, presentendo le mire del re Ferdinando di Napoli, avea creduto suo dovere di prepararsi a difendere questo regno, e a deludere gli sforzi, che il re suddetto avrebbe fatti per conquistarlo. Così si parlava a Lipari, e per tutta la Calabria, e i [102] discorsi istessi faceansi in Messina. Il vicerè spedendo alla Corte di Napoli Niccolò Leofante, si era doluto di queste false voci, che si erano sparse a Lipari, e per la Calabria, e le stesse doglianze il re Ferdinando fece di poi col vicerè, mandandogli Niccolò Tomacelli, contro i messinesi, e ricercò che fossero castigati coloro, che in quella città spargevano codeste favole.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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