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      Corse la plebe alla marina per riconoscere costui, che credeva che fosse una persona di distinzione, e ben vestita; ma restò delusa, quando vide un’omicciattolo rozzo, e male in arnesi. Fu posto l’affare in ridicolo, e cominciò il popolo a beffarsi di costui, che credette che fosse un uomo delle galee del Moncada, che infingendosi inviato dal re, e dalla regina, recava le lettere modellate nello stesso palagio del vicerè, nè mancarono di coloro, [151] che giuravano di avere cenato con costui la sera antecedente in una delle osterie della città. Fu perciò schernito il supposto inviato, nè fu dato credito a quanto recava, che fu riputato come una vera cabala (671).
      Dato il primo passo, bisognava sostenerlo. Pretese il Moncada che costui era il leggittimo ministro spedito dai sovrani, e che le carte, che recava, erano autografe; e quindi ordinò che fossero chiamati i nobili, e quanti avessero la curiosità di leggerle nella casa del senato. Corsero molti per udirne la lettura, e siccome erano scritte latinamente, ed eloquentemente, e pochi le intendeano, fu dimandato che fossero ridotte in lingua volgare. Così fu eseguito: e gli astanti, quantunque sospettassero che fossero finte, nondimeno venerando i nomi dei sovrani, che ivi erano espressi, si tacquero, solo dispiaciuti di dover continuare sotto il giogo del Moncada, che riputavano assai duro ed intollerabile.
      Intanto un nuovo incidente fe’ scoppiare la sollevazione, i di cui semi trovavansi appiattati nei cuori dei Palermitani.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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