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      Ma le cospirazioni, perchè riescano, non debbono sapersi da molti, nè differirsi a lungo: imperocchè è assai malagevole, che, o per il numero di coloro, che ne sono a parte, o per la lunghezza del tempo, non ne traspiri la notizia. Già l’affare era pubblico per la città, e si sapeano perfino gli autori della congiura. Il Pignatelli, che n’era stato avvertito, stavasene inoperoso, nè pensava a soffocarla, nè i di lui ministri erano meno indolenti. Ognuno si maravigliava della loro infingardaggine, malgrado che di ora in ora crescesse la voce del vicino tumulto.
      Arrivato il giorno destinato da’ sollevati, un frate Francescano, che avea saputo fil filo tutta la cospirazione da Vincenzo di Benedetto fratello di Cristoforo, ch’era uno dei congiurati, andossene al palagio, dove dimorava il Pignatelli, e chiesta udienza, lo avvertì che non andasse nè egli, nè il sagro consiglio a’ vespri, che si sarebbono cantati nella cattedrale per l’imminente festa di Santa Cristina, palesandogli ciò, che dovea accadergli. Questo timido cavaliere, figliuolo della paura, si persuase di non esporsi al pericolo, ma senza dare, come dovea, altre provvidenze, si contentò di far sapere a chi appartenea, che non avrebbe tenuta la cappella reale, e pieno di spavento si chiuse col sacro consiglio nel real palagio dell’Osteri ch’era la sua abitazione.
      I congiurati, giunta l’ora, entrarono per la porta Nuova, che per la negligenza di chi governava trovarono aperta, e senza custodia, e andarono alla chiesa di S. Giacomo di Mazzara, dove dopo d’essersi ristorati aspettavano l’ora del vespro per eseguire il nero loro disegno.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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