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      Non furono ignote le trame dei suoi nemici a Giacomo, il quale prevedendo ciò, che ne sarebbe avvenuto, ne scrisse ai 6 di luglio 1529 efficacemente al vicerè, acciò vi dasse i pronti ripari. Questi spedì tosto in quella città Giacomo Statella barone di Mongelino cavaliere catanese, quale creò capitano d’armi, con soldatesche, ed ufficiali di giustizia, affin di impedire la civile guerra, che stava per scoppiare. Ci trarrebbe assai a lungo la storia di questa tragedia, se ci piacesse di additarne tutte le minute azioni; chi mai ne fosse curioso potrà leggerle presso il Sevasta (756). Noi diremo brevemente, che le cose erano così inoltrate, che non fu possibile allo Statella di rimediare al male; nei dì 19, 20, 21, 22, e 23 dello stesso mese di luglio corsero in Sciacca fiumi di sangue. Il primo ad essere sagrificato fu lo stesso Statella con tutta la sua gente; fu di poi assalito per tre giorni il castello, dove trovavasi il Perollo, che finalmente cadde nelle mani di Sigismondo de Luna. Il Perollo vedendosi agli estremi si era salvato in casa di un confidente, ma alla fine riconosciuto fu preso, e mentre era condotto alla casa del conte di Caltabellotta, fu ferito, e poi ucciso, prima che salisse le scale, dai masnadieri del conte.
      L’atroce morte dell’amico, e la fellonìa di Sigismondo de Luna, che avea ucciso il capitan d’armi, e le regie soldatesche spedite dal governo, penetrarono vivamente l’animo del vicerè, il quale col parere del sacro consiglio destinò due giudici della gran corte, Niccolò Pollastra, e Giovanni Ricanati contro il conte di Caltabellotta, e i di lui partitarî. Sigismondo ebbe l’ardimento di fare resistenza a costoro ancora; ma essendosi i giudici rinforzati con una piccola armata d’intorno a [169] due mila soldati per conquiderlo, trovandosi inferiore, scappò colla moglie, e i figliuoli al feudo della Verdura, dove tenea sempre pronto per ogni bisogno un naviglio, e imbarcatosi fuggì ai 13 di agosto, e andossene a Roma, dove era sul soglio pontifizio Clemente VII zio della moglie, sotto i di cui auspicî si ricoverò. Scappata questa preda ai giudici, sequestrarono a nome dell’imperatore tutti i beni del conte, e dei suoi compagni.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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