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      La prima occupazione dopo il ritorno di questo vicerè fu quella di convocare subito il parlamento in essa città, che intimò per gli 11 del seguente mese di maggio. Le spese che facea l’imperadore per le guerre, che sostener dovea contro il Turco, e contro i Francesi, erano ingentissime, ed aveano esausto il suo erario; i beni patrimoniali, che possedea la corona in Sicilia, si erano tutti o venduti, o alienati, in guisa che era ridotto Cesare a niente più trarre dalla nostra isola, che i soli donativi. Queste triste circostanze rappresentò nel dì dell’apertura il detto vicerè, e dimandò non solo l’ordinaria offerta de’ trecento mila fiorini, ma un’altra contribuzione per ricattare i beni della camera. Fu fatto il donativo de’ trecento mila fiorini, e per l’altra sovvenzione, quantunque il regno fosse nell’estrema strettezza, specialmente dopo i saccheggiamenti fatti dagli spagnuoli, nondimeno per compiacere il sovrano si contentarono i parlamentarî, che s’imponesse un tarino sopra ogni salma di frumento, e sopra ogni due salme d’orzo, o di altri legumi, che si dovessero estrarre da’ porti della Sicilia, purchè questo denaro s’impiegasse veramente nella ricompra de’ beni patrimoniali. In questo parlamento fu fatto il solito regalo al vicerè de’ cinque mila fiorini (823), e fu destinato per ambasciadore del parlamento Giovanni Marullo conte di Agosta, che richiese, ed ottenne varie grazie, che dimandò a nome del regno (824).
      Nel seguente agosto, avendo fatto il marchese di Villanuova come ammiraglio carcerare uno, nacque un susurro nel popolo messinese, che credea lesi i suoi privilegi, e gli fu d’uopo in quel furore di scapparsene.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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