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      Furono in esso eccettuati principalmente Cataldo Tarsino, e Manfredo di Tursio, e agli altri fu perdonato, riserbati nondimeno a coloro, i di cui beni erano stati in quella occasione dilapidati, i diritti di potere dai medesimi esserne indennizzati. Questo atto fu sottoscritto dal medesimo vicerè nella stessa città di Palermo a’ 20 di gennaro (949) dell’anno 1561 (950). Ciò fatto volle tenere l’ordinario parlamento, che fu convocato ai 13 di aprile dello stesso anno nella ridetta città (951), e radunatisi gli ordini dello stato, seppero dal duca di Medinaceli, che il re Filippo, dopo la perdita dell’armata nell’isola delle Gerbe, avea in animo di prepararne una nuova per la difesa dei suoi stati, e particolarmente del regno di Sicilia; e perciò oltre il donativo ordinario, ricercava un sussidio straordinario per compiere questo suo progetto. I parlamentarî, non ostante la povertà del regno, conoscendo che trattavasi della propria sicurezza, si obbligarono di provvedere la flotta di altre sei galee per nove anni, le quali unite alle dieci, che manteneva il regno, avrebbono compito il numero di sedici; e perciò offerirono un donativo di trecento cinquant’uno mila scudi, quanti ne bisognavano nel detto spazio di nove anni per le spese delle dette sei galee. Si obbligarono ancora al donativo ordinario di trecento mila fiorini, e prorogarono per altri sei anni così quello di cento mila fiorini per le fortificazioni, come quello di quarantotto mila per la conservazione de’ ponti, facendo al vicerè il consueto regalo di cinque mila fiorini (952), e a’ di lui figliuoli l’atto, col quale erano dichiarati regnicoli.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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