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      Venne allora in Palermo, dove fu con molta pompa ricevuto, ma vi si trattenne poco tempo, e di viato partì per ridursi a Messina, ove potea essere a portata di difendere quella città, e le altre, che poteano le prime essere assalite dalle armi ottomane (976). Noi lo troviamo già in quella città a’ 4 di maggio riprendere la cura del governo (977).
      Allontanatosi il Toledo da Malta, comparve nei mari dell’Affrica la squadra costantinopolitana forte di cento cinquantatrè galee, e galeotte, senza contare i legni da carico proporzionati a quelli di guerra, e agli 8 di maggio fu veduta alle alture dell’isola. Non appartiene al nostro argomento il riferire le provvidenze date dal gran maestro prima che la flotta comparisse, nè ciò, che questo prode campione coi valorosi cavalieri fece per impedire, che s’impossessassero i Maomettani di quell’isola (978). Fu incredibile il coraggio dell’uno e degli altri, i quali [215] sacrificando il proprio sangue con poche soldatesche respinsero sempre il nemico, gli uccisero intorno a trenta mila uomini, frai quali perdette la vita il famoso Dragutte ancora, ed obbligarono la flotta a ritirarsi. Noi non scriviamo la storia di Malta; gli scrittori della religione (979) raccontano distintamente tutte le circostanze di questa prodigiosa difesa, che durò fino ai 7 di settembre, in cui il generale Mustafà, disperando di poter più vincere, s’imbarcò, e ritornò a Costantinopoli coi rimasugli della poderosa oste, che avea seco recata.
      Restarono in quella occasione tutti sorpresi nell’osservare la condotta del nostro vicerè. Il gran maestro la Vallette appena comparsa la flotta Turca, cui dipoi si unì la flottiglia recata dal Bey di Algieri, scrisse subito al medesimo, acciò gli mandasse i promessi soccorsi, nè lasciò d’incaricare i cavalieri, che erano a Messina, acciò ve lo sollecitassero; ma il Toledo ora con un pretesto, ora con un’altro andava procrastinando, anzi scrive il Vertot (980), che Gian Andrea Doria, che trovavasi colle sue galee in Messina, si offerì al vicerè suddetto di condurre a Malta due mila uomini; lusingandosi, appoggiato all’attività della sua ciurma, che sarebbe penetrato fino ai piedi del castello S. Angelo, e vi avrebbe sbarcate le truppe prima, che la flotta ottomana levasse le ancore per inseguirlo: protestandosi, che poco curava la perdita delle sue galee, purchè avesse recato questo soccorso agli afflitti Maltesi: e che il vicerè, quantunque ne avesse commendata l’esibizione, col sutterfugio che non potea sguernire la Sicilia delle milizie, gli ordinò che andasse a Genova, e per le coste di Toscana, affine di prendere a bordo le truppe necessarie per questo particolare armamento (981).


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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