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      Il Bosio (1007), ed altri lo accusano d’infingardaggine nel trascurare che fece di soccorrere l’afflitta isola di Malta: taccia, che si è da noi abbastanza di sopra dileguata. I Messinesi lo incolpano di una certa avidità di trar denari dappertutto, per poi spenderli a suo capriccio; di troppa superbia nel trattare coloro, a’ quali comandava, e di uno eccessivo rigore nel gastigare, e massimamente nello avere fatto strozzare notar Cataldo Tarsini dietro di avere ottenuto dal re il perdono; il che è falso (1008). Il Bonfiglio racconta ancora che molti lo condannavano, perchè avea lentamente inseguito l’armata turca, quando fuggiva da Malta, senza darle battaglia, e vincerla, come gli sarebbe stato agevole; e perchè avea involati trecento mila scudi di oro, che il re Filippo II mandato avea per bisogni della guerra. Ma ad uno scrittore messinese del calibro del Bonfiglio, ch’era irritato contro il Toledo, il quale avea fatto ogni studio per nobilitare la capitale, daremo noi fede in un racconto cotanto obbrobrioso a quell’onesto cavaliere, e che non è riferito da veruno degli storici contemporanei?
      Dopo di aver egli servito nel politico, e nel militare il suo sovrano, si ritirò a Napoli a menare una vita privata nel suo palagio di Chiaja (1009), dove morì al primo di [221] maggio 1577. Noi torneremo a mentovare questo vicerè, quando parlar dovremo della magnifica fontana pretoriana, ch’ei vendè l’anno 1574 al Senato di Palermo.
      Nell’anno 1567, in cui partì il Toledo, scrivono nella maggior parte i nostri storici, che fu in Sicilia una orribile scossa di terra, e che il Mongibello ne fu la cagione, il quale vomitò così ardenti fiamme, sassi, e cenere, che apportò danni immensi da quella parte, che guarda la città di Randazzo, e ne devastò in modo le campagne d’intorno, che inabilitò in avvenire i coloni a coltivare le terre.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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