Ottenuti questi sussidî dal parlamento, il principe di Castelvetrano fe tosto allestire ventidue galee bene armate, e le spedì al serenissimo Giovanni d’Austria, per accrescere l’armata, ch’ei comandar dovea. Questi nel principio del mese di maggio trovandosi alla testa di una flotta di ottanta galee, oltre le navi da carico, e di un esercito di quindici mila fanti, e di una numerosa cavalleria, partì da Messina, e montando il Capo Passero, girò per la costa meridionale dell’Isola, e venne a Marsala (1064), d’onde al [232] primo buon vento s’avviò verso la Goletta, ch’era tuttavia in potere degli Spagnuoli, e sbarcata l’armata marciò a Tunisi, e in breve, senza quasi cavare dal fodero la spada, conquistò quel regno, e vi lasciò Maometto (1065) col titolo di vicerè, e di governatore (1066), o come vogliono i nostri (1067), di re tributario del monarca di Spagna; e ritornato in Messina, dove si fermò alquanti giorni, partì, e andossene a svernare nel regno di Napoli.
      Il nostro storico Caruso lasciò scritto (1068), che il serenissimo Giovanni d’Austria desiderò di essere investito da Filippo II suo fratello del regno di Tunisi nuovamente conquistato, e che il pontefice Gregorio XIII, ch’era succeduto a Pio V, il quale era morto al primo di maggio 1572, si era compromesso di agevolargli questa dimanda alla corte di Spagna; ma che il re Cattolico geloso dei rari talenti di questo fratello, e temendo, che concedendoglisi quel regno, ei non prendesse poi di mira la Sicilia, si fe sordo alle di lui istanze, e alle insinuazioni del Papa: privando così il nostro regno di tutti i vantaggi, che tratti avrebbe dallo stabilimento di un principe Cristiano nel regno di Tunisi ch’è così vicino a quest’Isola.