Codesta pellegrina notizia, che viene di passaggio accennata dall’Aprile (1069), e che dal Giannettasio (1070) viene raccontata, come cosa udita da molti, non è appoggiata a verun monumento, o ad alcuno scrittore di quella età, e pare che contradica a quanto il serenissimo Giovanni d’Austria operò in Tunisi, e viene dallo stesso Caruso attestato (1071), il quale non si accorse della contradizione, in cui si trovava. Questo serenissimo principe concesse, come abbiamo avvertito, il regno conquistato di Tunisi a Maometto e lo rese tributario del re di Spagna, ricevendo da lui a nome di Filippo II l’omaggio di fedeltà. Or se avesse avuto l’ambizione di essere egli sovrano di Tunisi, non avrebbe sicuramente così sollecitamente investito Maometto di quel regno, nè ricercato dal medesimo il giuramento di fedeltà; ma dando tempo al tempo avrebbe sospeso ogni passo, sinochè non fossero venute le risposte da Madrid, per non trovarsi poi nella crudele necessità di spogliare colui dal regno pochi giorni dopo, che ne lo avea investito, se mai Filippo acconsentiva alle sue brame.
      La perdita del regno di Tunisi trafisse il cuore di Ulucchiali, il quale seppe così ammaliare l’animo del gran signore Selimo, che lo indusse ad ordinare che si preparasse una possente flotta per riconquistarlo, e per discacciare gli Spagnuoli dalla Goletta. Il principe di Castelvetrano, udita questa notizia, non lasciò di procurare in ogni evento la custodia del regno; ed oltre le truppe, che tenea divise nelle valli, intimò a’ baroni il servizio militare.